Il Centro Regionale di Spleleologia
Enzo dei Medici (www.enzodeimedici.it)
segnala e invita:
"Il sepolcreto
protostorico di Grotta della Monaca a Sant'Agata di Esaro - CONVEGNO - 14
giugno 2014".
Per oltre 15 anni le ricerche
archeologiche condotte a Grotta della Monaca si sono concentrate sullo studio
delle dinamiche estrattive connesse allo sfruttamento dei minerali di ferro e
rame di cui la cavità è ricca. Tali ricerche, se da un lato hanno permesso di
riconoscere nel sito una delle più antiche miniere in grotta oggi note in
Europa, hanno tuttavia distolto l’attenzione dei ricercatori da un’altra sua
caratteristica importante, vale a dire la funzione sepolcrale svolta in età
protostorica.
Nella grotta sono state individuate aree di
sepoltura collettiva risalenti alla media età del Bronzo (attorno a 3.500
anni fa), con deposizione di oltre un centinaio di individui.
Altre testimonianze isolate, peraltro, hanno
restituito resti ossei umani datati col radiocarbonio a fasi ben più antiche.
Il convegno del 14 giugno 2014 presenta per la
prima volta i risultati delle indagini svolte sul sepolcreto protostorico di
Grotta della Monaca, sia dal punto di vista archeologico che antropologico, e
intende contribuire ad una più approfondita conoscenza del giacimento
sotterraneo calabrese.
La manifestazione, organizzata dal CRS "Enzo
dei Medici" in collaborazione col Comune di Sant'Agata di Esaro, ha il
patrocinio della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria, del
Parco Nazionale del Pollino e della Regione Calabria.
Gli interventi scientifici rappresentano un
risultato della collaborazione tra Università degli Studi di Bari Aldo Moro,
Università degli Studi di Ferrara e Soprintendenza per i Beni Archeologici
della Calabria.
Vai al Sito Ufficiale per maggiori
approfondimenti e per visualizzare o scaricare la Locandina e l'Invito: http://www.enzodeimedici.it/eventi-2014.html
il sito di Grotta della Monaca rappresenta uno dei giacimenti archeologici
sotterranei più importanti della regione Calabria.
La cavità, ricca di preziose risorse minerarie, è stata durevolmente
frequentata dall’uomo preistorico per finalità estrattive;
quindi, in età protostorica, è divenuta la sede di un vasto sepolcreto
che ha accolto le spoglie di numerosi individui.
La grotta è attualmente custodita dal Centro Regionale di Speleologia
“Enzo dei Medici” in base ad un’apposita convenzione stipulata col Comune di
Sant’Agata di Esaro.
Si ha notizia di “resti umani sepolti nella grotta” a partire
dal 1939, allorché Enzo dei Medici, pioniere della speleologia calabrese, ne
segnala per la prima volta l’esistenza. Successivamente, in più occasioni
viene richiamata la presenza di “ossa indeterminate” e crani umani da altri
autori che, anche solo incidentalmente, scrivono della cavità.
Tuttavia è solo con le ricerche più moderne, avviate
durante gli ultimi quindici anni da oggi, che l’uso funerario della
grotta viene accertato in tutta la sua complessità.
Sebbene resti umani siano stati rinvenuti anche
nella Sala dei pipistrelli e nella Pregrotta, la maggiore concentrazione di
sepolture deriva dall’atrio d’accesso ai Cunicoli terminali e dai loro
settori iniziali.
Qui, all’interno di nicchie o approfondimenti lungo le pareti laterali, a
volte anche sulla superficie di gradoni rocciosi, sono stati trovati i resti
scheletrici di gruppi di defunti, spesso
accompagnati da elementi di corredo funerario (soprattutto vasi in terracotta
– verosimilmente deposti con un contenuto
organico non pervenutoci – ma anche altri oggetti come fuseruole e
conchiglie, queste ultime quasi certamente sospese a collane).
A tali evidenze sono correlabili tracce di possibili rituali funerari
individuate nella Pregrotta: qui gli archeologi hanno scoperto i resti
combusti di un cinghiale adulto associati a vasi analoghi a
quelli presenti nel sepolcreto interno ma anche frammenti di spade rotte
intenzionalmente.
Gli scheletri giacevano disarticolati, in uno stato di estrema
frammentazione: un disfacimento imputabile a eventi naturali – come
l’umidità che caratterizza il microclima dell’ambiente ipogeo – o al
passaggio di animali selvatici; anche se il fattore di maggiore disturbo è
senz’altro da attribuire alla costante
frequentazione umana del sito, soprattutto durante le fasi successive
all’età protostorica.
I resti ossei umani, fortemente frammentati, sono stati sottoposti dapprima
ad una lunga fase di restauro: le operazioni di lavaggio, siglatura e
connessione di parti hanno così consentito di ricostruire le diverse unità
scheletriche. L’analisi antropologica ha permesso di riconoscere circa un
centinaio di inumati.
Gli scheletri, ugualmente ripartiti tra i due sessi, corrispondono
principalmente ad individui giovani (tra i 3 e i 12 anni), molti dei quali
deceduti nella primissima età e precisamente entro i tre anni di vita.
Tra questi si riscontra anche la presenza di due neonati, la cui morte
è connessa al momento del parto o alla scomparsa della stessa madre.
L’elevata percentuale dei decessi in età infantile è da imputare a stati di
salute carenti dovuti a disturbi del metabolismo, malattie dell’apparato
gastroenterico, patologie specifiche (anemie persistenti o congenite) o ad
una dieta non idonea a bilanciare le esigenze dell’organismo. Tali stati
deficitari si manifestano sullo scheletro nella forma di piccole lesioni del
tessuto corticale chiamate cribra, che conferiscono alle superfici ossee un
tipico
aspetto bucherellato.
Sono stati altresì osservati specifici indicatori
di malnutrizione e/o malattie, che si evidenziano generalmente nella forma di
solchi lineari e orizzontali sulle superfici
dentarie.
Tali manifestazioni prendono il nome di linee ipoplasiche e corrispondono ad
interruzioni della crescita del dente
durante la fase di formazione dello smalto.
L’età media di insorgenza del difetto corrisponde a 3-4 anni
e coincide con il periodo dello svezzamento: un momento
di stress per l’organismo, dovuto al passaggio ad un tipo
di alimentazione differente.
Malgrado tali complicazioni, non sono emersi problemi di sviluppo
scheletrico, come per esempio il rachitismo, dato che la statura calcolata
sulle ossa degli arti riporta le misure proprie
di ogni classe d’età: 120 cm per i bambini, 150 cm per gli adolescenti, 160
cm per le donne, 170 cm per gli uomini.
Le infezioni erano tra le più frequenti cause di morte e si manifestavano per
diversi motivi: a causa di infestazioni parassitiche o per il continuo
contatto con gli animali; inoltre potevano essere connesse a traumi legati
all’attività fisica e lavorativa. L’analisi di particolari alterazioni
scheletriche
presenti nelle zone articolari e sui punti di inserzione dei
muscoli mostra un’attività fisica intensa da parte di individui di età
adulta e di entrambi i sessi.
Essa indica alterazioni ossee a carico delle estremità degli arti legate a
condizioni posturali specifiche — come
per esempio lo squat sui talloni — e manifestazioni artritiche in
corrispondenza delle entesi (punti di inserzione di legamenti e tendini), da
ricondurre ad una costante e
ripetuta sollecitazione muscolare.
Le patologie dei denti (carie e depositi di tartaro) indicano una dieta
caratterizzata da cibi cotti con un elevato consumo di fibre, proteine di origine
animale (selvaggina) e un modesto apporto di carboidrati (cereali e frutta).
Inoltre, specifiche tracce di usura sulla superficie occlusale di taluni
denti dimostrano l’utilizzo della dentatura durante le attività lavorative,
come per esempio la masticazione ripetuta delle pelli al fine di
ammorbidirle.
Per completare il quadro patologico degli inumati di Grotta della Monaca è da
segnalare la presenza di alcuni tumori che è stato possibile analizzare
avendo lasciato traccia della loro esistenza
sulle ossa. Si tratta di neoplasie sia benigne (osteoma e meningioma) che
maligne (carcinoma dei tessuti e osteosarcoma),
riscontrabili sullo scheletro di individui femminili e maschili di età adulta
e matura. L’osservazione delle anomalie scheletriche
ha altresì permesso di riconoscere un caso di trapanazione del cranio.
Durante una craniotomia si asportava parte dell’osso al fine di curare
traumi, infezioni o disturbi di cui non si conosceva l’origine, come per
esempio l’epilessia e il mal di testa.
È difficile stabilire se il valore di tali pratiche fosse curativo o rituale,
considerando che in epoche tanto antiche il confine tra scienza e
spiritualità era labile e azioni più propriamente terapeutiche spesso
diventavano gesti rituali
e apotropaici.
La trapanazione di Grotta della Monaca è stata effettuata
sul cranio di una donna la cui età alla morte ricade in
un range compreso tra i 23 e i 39 anni.
La perforazione è stata eseguita con uno strumento a margine tagliente o con
un’estremità appuntita, incidendo la porzione sinistra del cranio.
L’operazione potrebbe essere connessa alla cura di un’infezione
presente sulla parte interna dell’osso e causata da un trauma;
allo stesso tempo il processo infettivo potrebbe essere stato
provocato dallo stesso intervento chirurgico.
Il callo osseo che caratterizza tutto il margine della frattura prova che la
donna è sopravvissuta all’operazione, dimostrando la perizia tecnica
acquisita in relazione a tali pratiche.
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